Albania: arriva la nave Libra
L’arrivo della Libra si inserisce nel contesto di un protocollo d’intesa tra l’Italia e l’Albania, che prevede la gestione congiunta dei migranti soccorsi nel Mediterraneo. Secondo le informazioni circolanti, la nave è parte di un più ampio programma che include il noleggio di imbarcazioni per il trasporto dei migranti verso centri di accoglienza situati in territorio albanese, dove le domande di asilo verranno esaminate in modo accelerato.
Un'operazione dispendiosa
Le reazioni a questo sviluppo sono state varie. Da un lato, c’è chi, come Mons. Perego, ha criticato l’iniziativa paragonando questi centri a prigioni, suggerendo un passaggio dai “muri alle prigioni”, un commento che riflette le preoccupazioni di una parte della società civile riguardo ai diritti dei migranti. Dall’altro, esponenti politici e parte dell’opinione pubblica vedono nell’accordo una soluzione per gestire più efficacemente i flussi migratori, condividendo l’onere della migrazione con altri paesi.
Il costo di queste operazioni non è indifferente. Documenti e notizie precedenti avevano già rivelato che il noleggio di una nave per tali operazioni, anche solo per 90 giorni, poteva raggiungere cifre considerevoli, evidenziando l’investimento economico significativo richiesto da queste politiche
accuse di deportazione
Questo caso della nave Libra riaccende anche il dibattito sulla gestione dei migranti in Europa, con l’Italia che cerca di coinvolgere altri stati membri e paesi limitrofi in soluzioni condivise, sebbene non senza controversie. La critica non si è fatta attendere, con accuse di deportazione e questioni sollevate sulla legalità e l’etica di trasferire i richiedenti asilo in un paese terzo.
Mentre l’Europa continua a cercare una strategia unitaria per l’immigrazione, l’accordo italo-albanese e l’uso di navi come la Libra rappresentano un tentativo di risposta, che però rimane sotto la lente d’ingrandimento per i suoi costi, umani ed economici, e per le implicazioni legali e morali.